Il progetto prevede un ambiente di lavoro che stimoli un clima psicologico favorevole al dinamismo fisico e cognitivo. Poiché la zona non eccelle per caratteristiche ambientali, si è deciso di costruire un edificio tutto rivolto all’interno che determini una continua introspezione tra i reparti, un raccordo visivo filtrato da consistenti aree naturalistiche. Quindi il centro fisico della “fabbrica dell’artificiale” è la natura mutevole e suggestiva, che qui non è ostacolo per l’attività industriale, ma è il complemento di un paesaggio artificiale, in cui si lavora bene e si vive meglio. Particolare attenzione è rivolta ai presidi per l’assorbimento dei rumori di officina. Una consistente parte del progetto è tesa verso i seguenti fini:
aumentare il risparmio energetico per la climatizzazione artificiale, mediante la variazione dell’esposizione solare;
– impiegare intensamente la componente vegetazionale per la correzione climatica degli ambienti;
– massimizzare gli spessori dei componenti edilizi, e l’uso dei coibenti naturali, per ridurre la trasmissione termica ed aumentare l’inerzia termica in una tipologia edilizia dove storicamente non è mai perseguito il risparmio delle risorse, ma solo l’aumento della produzione.
Il progetto è ispirato ai principi della Bioarchitettura applicata ai luoghi di lavoro, realizza un grande Giardino Impossibile nel cuore della produzione industriale, mitiga lo stress della luce artificiale con camini di luce naturale e, soprattutto, con un sistema di Luce Biodinamica mutevole.
Tra le soluzioni di tecnica edilizia più interessanti figurano:
– la scala principale è realizzata in unica scocca monolitica di poliestere armato con fibra di carbonio e di vetro,
– le pareti dello stabilimento sono ottenute con uno stampo elastomerico creato per far vibrare la superficie sotto la luce del sole e prevede inserti di vetro riciclato multicolore,
– il ponte a sbalzo verso il piano degli uffici è di cemento armato appositamente sotto-calcolato per determinare una freccia in mezzeria che evidenzi l’elasticità, spesso dimenticata, di ogni struttura.
Una fabbrica progettata secondo questi principi concorre ad elevare progressivamente lo standard tecnologico e di compatibilità ambientale dell’estetica industriale.